“Vivere non è difficile potendo poi rinascere cambierei molte cose, un po' di leggerezza e di stupidità ” (F. battiato)
Mattinata passata al telefono a risolvere conflitti.
La pioggia batte sui vetri dell'ufficio ma non mi dispiace, perché quando piove c'è più silenzio, e più tempo per ascoltarlo ed ascoltarsi.
Fuori sembra novembre, son tornate le mezze stagioni, un luogo comune in meno, finalmente.
Fuori la gente parla per frasi fatte e non vedo l'ora di tornare dentro all'amicizia fatta di belle parole che io e Monica riusciamo a dirci.
Per questo pranzo scegliamo la Trattoria Romana.
Monica c'è già stata qualche sera fa e mi ci porta….e io mi lascio portare, oggi è bandita qualsiasi iniziativa.
Il locale è piccolino, d'atmosfera e molto pieno di cose.
Tutto ricorda qualcosa di Roma, il titolare (gentilissimo) parla romano doc e le battute su Roma e Lazio si sprecano.
In questo scorcio ripenso a Falcon e alla sua recensione meravigliosa e sento persino di quel sole che non c'è.
Da dietro la vetrata, vicino alla quale ci fanno accomodare in un bel tavolo rotondo e intimo, il paesaggio è ben diverso.
Ci portano il menù e io e Monica dibattiamo un pochino per la scelta.
Io, indecisa fra amatriciana e carbonara, opto per quest'ultima.
Monica invece prende gli spaghetti alla Gricia senza pepe
I secondi li saltiamo: solo un carciofo alla romana per la mia amica e uno spinacio saltato con olio e limone per me.
Da bere prendiamo una bottiglia d'acqua naturale e un mezzo litro di vino rosso dei castelli.
In sottofondo le note e la voce meravigliosa di Michael Bublè accompagnano la nostra attesa, breve a dire la verità .
I primi arrivano davvero a tempo record, le porzioni sono giuste, non abbondantissime ma nemmeno scarse.
La mia carbonara è buonissima, salsina all'uovo e guanciale molto saporiti, con una generosissima dose di pepe e di pecorino.
La cottura non è proprio al dente come piace a me, motivo dei 4 cappelli anziché 5.
Gli spaghetti di Monica, alla Gricia, sono una amatriciana bianca, molto buoni anche loro, ma secondo me leggermente inferiori ai miei.
Sono però i contorni scelti a rivelarsi come davvero unici e indimenticabili: i carciofi alla romana di Monica sono semplicemente sublimi.
I miei spinaci mi lasciano di stucco: sarà l'aggiunta di prezzemolo, sarà che non sono sfilacciosi ma tritati…..non ho mai mangiato della verdura così gustosa.
Nonostante Monica insista che dopo i carciofi non vuol mangiare altro per secoli per non perdere il senso di quel gusto spettacolare, prendiamo un tortino al cioccolato e zabaione con nocciole tritate, da spartirci,
Così buono che mi sento di dare un cappello e la lode solo per quello.
(Per la cronaca Monica se ne è poi mangiata più di metà )
Il cielo intanto ha cominciato a farsi sempre più minaccioso e incomincia a piovere a dirotto proprio mentre la musica in sottofondo diventa Pino Daniele con la sua indimenticabile “Quanno chiove”,
Ci perdiamo a guardare le gocce che scivolano dal “soffitto di Dio” ascoltando con gli occhi e i cuori persi, e nessuna di noi due, sono certa, è preoccupata di bagnarsi.
Due caffè, poi, su un De Gregori struggente, ci alziamo e paghiamo i 42 euro totali giusti e dovuti.
Usciamo con un cielo ancora plumbeo, che tinge tutto di giallo e grigio. Un raggio di sole si affaccia e scalda il porfido della Via Emilia, creando una nebbiolina sottile.
In questa atmosfera un po' surreale ripenso ai conflitti della mattinata e nella mia mente qualcosa ripete questa frase “voglio imparare ad affittare ali, anziché aggiungere zavorre”.
Qui ci tornerò di sicuro
“…ma po' quanno chiove , l'acqua te 'nfonne e va, tanto l'aria s'adda cagna' “ (P. Daniele)
Consigliatissimo!!
[g.falconline]
06/05/2010