Il 5 gennaio è stata una giornata a suo modo storica per me e per la mia nuova famiglia, perché ha segnato una svolta importantissima nel mio lavoro e di conseguenza sulle nostre vite.
E così, penso di stemperare le tensioni accumulate ed i tanti dubbi che inevitabilmente ogni decisione importante si porta dietro, festeggiando il cambiamento con la persona che mi accompagna e mi sostiene in questa splendida avventura che sa essere la vita.
Decidiamo che l'occasione necessita di un luogo speciale e nuovo, permettendoci in questo modo di accostare all'evento il ricordo indelebile di una cena.
Dopo aver scartato la Francescana e l'Erba del Re perché non volevamo essere troppo snob e festeggiare con qualche stella, scartato il caro amico Stefano perché volevamo un posto mai visitato, la scelta cade sul Mofo. Creativo, forse un po' chic ma un po' più informale degli stellati.
Entrati nel vicolo ci accoglie una passerella illuminata da alcune candele incastonate in piccoli panettoni e l'effetto è stupefacente, c'è nell'aria un non so che di parigino che elettrizza e ti invita a respirare a pieni polmoni.
L'atmosfera parisienne fa capolino anche all'interno della porta a vetri, rigorosamente appannati, che si apre cigolando e ci introduce nell'anticamera del ristorante.
La cameriera si prende cura dei nostri soprabiti e ci fa accomodare in un tavolo di vetro nel centro della sala.
Bello.
Stanza unica, quadrata, illuminata esclusivamente di luce indiretta e soffusa, non particolarmente grande, dove dominano alcuni particolari ed alcuni accostamenti intriganti.
La parete di fronte all'entrata in sala, è quella che separa dalla cucina ed è verde acido luminescente, un colpo allo stomaco.
Lo shock cromatico viene immediatamente addolcito da un lampadario di gocce di cristallo e da un quadro-scultura stile Mirò che cammina lungo tutta la parete laterale destra.
A sinistra alcuni quadri si interpongono tra due finestre.
I tavoli sono di tipi differenti, alcuni cristallo, altri legno, altri diversi ancora.
Il nostro è apparecchiato in modo minimale e semplice, sfoggia due coppie di bicchieri uno diverso dall'altro, il che mi ricorda molto i servizi spaiati che trovavo da piccolo a casa della nonna o della zia zitella e che non erano altro che i reduci di grossi litigi o delle grinfie di qualche nipote.
Due flute di prosecco millesimato aprono le danze di una serata già splendida.
I coperti sono circa trenta ed il locale, con mio grande stupore, si riempirà presto.
I menu non hanno un'ampia scelta e le proposte sono meno interessanti di quello che mi aspettavo.
Ma per fortuna arriva la sorpresa!
La gentile e professionale cameriera ci elenca le leccornie che Ermanno (anfitrione e chef) ha pensato per la serata e che non compaiono nel menu, apriti cielo!
Mi lascio subito sedurre dalle cappesante in sautè avvolte in pancetta croccante e germogli mentre l'Ele, tradizionalista come sempre, abbassa la guardia dinnanzi al tortello di zucca con tartufo bianco.
La futura mamma si concede anche un gran bel secondo scegliendo la faraona ripiena di castagne con finferli agliati e misticanza, io invece insisto nella mia visita attorno al pianeta gusto e mi lancio a capofitto tra le braccia di una sensuale mazzancolla ricoperta di lardo di patanegra con verdure e porcini su letto di foglia di banano!
Inizio a essere già satollo solo elencando i piatti!
A questo punto la cameriera, dotata di buona sensibilità , capisce con chi ha a che fare e mi colpisce con un colpo basso, mi guarda dritto negli occhi e mi dice: “ Visto che apprezzi le cose buone, non vorrai farti scappare delle strabilianti ostriche francesi arrivate giusto giusto oggi pomeriggio!”
Strabuzzo gli occhi e deglutisco ma riesco a tenere i nervi saldi.
Paro il colpo e affondo: ”Non me le faccio scappare solo se sono di Cancale!”
Lei aveva già abbassato la guardia ed accusa il colpo: “Non so, sento da Ermanno”.
Touchez.
Arriva lo chef, personaggio bizzarro ma estremamente simpatico a pelle, che stringendomi la mano dice: “Certo che vengono da Cancale, per chi mi hai preso! Come mai sei al corrente delle ostriche di Cancale?”
“Ci siamo stati l'anno scorso” irrompe l'Ele.
“Bene Â? dice lui Â? ve ne porto qualcuna in più io” e sparisce dietro al verde fastidio.
La carta dei vini è più che dignitosa e dopo aver fatto finta di pensare di bere a calice (ah ah che ridere )perché la mia compagna temporaneamente salta il vino, scelgo un fantastico bianco di Franz Haas, il Manna 2007 da uve riesling, sauvignon e, credo, tocai.
Ci rilassiamo un attimo ed in pochi minuti ecco comparire al nostro capezzale un bel vassoio di pani e grissini fatti in casa (particolare menzione ai grissini con semi di sesamo ed al pane nero estremamente gustoso e soffice) ed una zuppetta di legumi che ci spiegano essere la loro entree per far accomodare gli ospiti della serata nel nostro stomaco .
Il Manna di Franz Haas tiene fede al proprio nome, è una vera manna!
Profumatissimo, non troppo acido e persistente a dismisura.
Socchiudo gli occhi e lascio un piccolo sorso a sostare, ciondolante, prima di deglutirlo.
Veramente un vino con i fiocchi ad un prezzo al tavolo più che dignitoso, 25 euro.
La chiacchera prosegue ed entrambi stiamo benissimo.
Arrivano i primi e la cappasanta è davvero buonissima, galleggia nel suo brodino carico di aglio e germogli (non so di che tipo) e la sua consistenza morbida ma soda si bilancia perfettamente con il croccante della pancetta.
Piatto ottimo, non da lanciarsi senza paracadute dalla pietra di Bismantova, ma ottimo.
Ma aspetta un'attimo….. l'Ele non proferisce parola da troppo tempo, starà male o gatta ci cova?
La gatta covava un bel po'!!
Con una finta di corpo riesco ad arpionare un tortello con il tartufo e rimango estasiato.
Cavolo! Sono strepitosi!
Ma non strepitosi strepitosi, direi quasi ineguagliabili.
Il ripieno ha la consistenza tipo, pasta d'acciughe tanto per intenderci, ed il sapore è deciso ma non arrogante, l'amaretto si sente il giusto e la zucca ha perso quel suo carattere dolciastro lasciando spazio ad un sapore più netto.
Ti riempiono letteralmente il palato. Sicuramente uno dei migliori dieci piatti che abbia mai mangiato.
Và da sé che in una ricetta del genere la zucca e il tartufo erano eccezionali di natura.
Senza fretta ma con i tempi corretti vengono portati via i primi vuoti ed arrivano i secondi, la faraona si presenta molto bene ma le mazzancolle, alla vista, sono favolose.
Piatto lungo e rettangolare con una foglia di banano a fare da letto e sopra un bel mucchietto di verdure (patate, zucchine e pomodorini) e porcini, tutti tagliati a dadi irregolari, e ben sei grosse mazzancolle sgusciate solo nel tronco e questo avvolto dal grasso leggermente rosato del prosciutto.
Mangio il primo boccone e devo dire che anche questo piatto è assassino: buoooonissimo!
Equilibrato perfettamente, gioco di consistenze sublime ed ogni volta che ti capita sotto i denti un porcino od il palato percepisce il succo del prosciutto, parte in sottofondo l'alleluia!
Neppure da dire che questo incanto si sposa in modo egregio con il vino.
Rapito, non mi dedico neppure all'assaggio della faraona, anche se per onor del vero, non è che me ne venga offerta gran che!
La mia compagna asserisce che è ottima.
Ormai il vino inizia a scarseggiare ed io ho ancora cartucce da sparare.
Finora le porzioni non sono state da muratore ma sicuramente non scarse, sono già quasi pieno, quasi ho detto .
La mia ordinazione di tre ostriche (sempre dispari devono essere) si è trasformata a cinque e me le porta lo chef con il quale avevo già scambiato alcune battute tra una pietanza e l'altra.
Non voglio nessuna salsina strana da accompagnamento, chiedo solo se può portarmi quello splendido pane nero che fa lui e un poco di burro salato.
Detto fatto.
Le ostriche sono proprio di Cancale. Le si può riconoscere perché in quella zona cambiano sapore a seconda dei canali dove crescono e spesso hanno un forte retrogusto di nocciola. E queste ce l'hanno, non tutte e cinque ma ce l'hanno!
Inoltre la forma è quella tipica piatta che le differenzia da quelle di tipo “giapponese” sicuramente meno pregiate.
Adoro le ostriche, mi ricordo che la mia prima esperienza fù in Irlanda e rimasi scioccato dalla prima boccata, credevo di aver bevuto una sorsata di mare e mi mancavano solo le pinne ed il boccaglio .
Sono proprio felice.
Non ci facciamo scappare nemmeno i dolci, tortino di cioccolata con cuore fondente in salsa di arancio (buono ma non memorabile)e millefoglie al mascarpone con caramello, lamponi e scaglie di fondente (ottimo, cremoso e accostamento di sapori e temperature davvero interessante)
Mi sono seccato tutto il Franz Haas.
L'Ele ormai è molto stanca e le fa male leggermente la pancia e così ordino un caffè al volo e ci rechiamo alla cassa.
Ancora alcuni scambi simpatici con Ermanno che nel frattempo ci prepara il conto che immagino già molto corposo.
Alla fine della fiera, sconto compreso, il salasso è di centosessanta euro totali, ottanta a cranio per:
due primi di cui uno al tartufo,
due secondi di cui uno ai porcini e patanegra,
cinque ostriche,
due dolci,
due di acqua,
un Manna 2007 di Franz Haas,
un caffè.
Direi che il conto si fa rispettare e tutto sommato è un po' troppo alto per i mie gusti, però c'è da dire che il cibo è veramente ad alti livelli, il servizio è cortese e professionale, il vino era veramente favoloso, le materie prime di qualità notevole e l'ambiente degno sfondo per cene speciali e romantiche.
Tirando le somme dico che vale la pena andarci almeno una volta, specie per momenti intimi e importanti, anche se il prezzo lo trovo non del tutto giustificato in base al personale che ci lavora, quindici euro in meno ne farebbero un locale assolutamente imperdibile.
Quattro meritati cappelli.
Adìo Zèmian.
Consigliatissimo!!
[Kava5150]
01/02/2009
E ottima cena, mi hai riportato alla mente la mia.
Tieniti libero che una sera andiamo a pesce