L'apertura di una pizzeria napoletana è un evento: bisognava proprio che io e il mio moroso, fustigatori di pizzaioli la provassimo.
Senza prenotazione e un po' fuori orario partiamo alla volta di Pepperoncino, e quando alle 21.30 arriviamo al locale ci prende un colpo: un assembramento di gente che sembra in procinto di entrare in quella che a occhio pare la pizzeria più piccola di Modena.
Sbagliato: erano giovini intenti a fumare, e il locale è composto di almeno tre diverse sale; infatti per quanto ci sembri pieno, una gentilissima cameriera ci trova e ci apparecchia subito un tavolino per tre nella sala Totò.
L'ambiente è coloratissimo (anche troppo, il verde della sala era da mal di mare) e piacevole; abbiamo apprezzato in particolar modo i bicchieri e i tovaglioli disposti a mo' di Tricolore e le targhette spiritose appese un po' in ogni dove, che effettivamente negli ultimi anni sono molto in voga in quel di Napoli.
Il servizio ci ha sorpresi per efficienza e rapidità: abbiamo aspettato pochissimo per il tavolo, ancor meno per ordinare, e soprattutto le pizze sembrava ci attendessero già pronte, belle bollenti, prima ancora che noi le scegliessimo; senza ombra di dubbio un punto a favore del Pepperoncino.
Veniamo alle pizze: buone, molto buone.
Io che sono pignola devo dire che la pasta manca di un cincinino di sale (si sente soprattutto mangiando gli angoli dei calzoni) e che sia la stesura che la lievitazione non raggiungono la perfezione: infatti al centro la pasta dovrebbe essere un pelo meno spessa (ma appena appena) e il cornicione non ottiene l'alveolatura d'ordinanza.
E però: la cottura è ottima, la lievitazione nel complesso molto buona, non c'è retrogusto di lievito di birra, la pizza risulta molto ben digeribile e saporita.
Mi sento di dare un ottimo giudizio: tra le pizzerie modenesi è senza ombra di dubbio quella più napoletana che potrete trovare.
Adesso la nota di demerito: ho detestato il formaggio sulla pizza, che non era per niente fiordilatte (non nel senso napoletano del termine) ma un qualsiasi formaggio filante; addirittura assomigliava a quello che usano nei "fast good".
Me ne sono resa conto subito, già alla vista della mia Margherita (che è LA pizza da ordinarsi sempre quando si voglia dare un primo, preciso parere su una nuova pizzeria): al taglio ho confermato il dubbio, al gusto non c'è stato scampo.
In tre noi abbiamo ordinato: un calzone Masaniello, un calzone Scugnizzo, una Margherita.
Il Masaniello (ripieno di ricotta, fiordilatte, prosciutto e pepe) è il calzone tipico nella provincia napoletana, qualcuno aggiunge anche il salame Napoli, qualcuno no. Quello di Pepperoncino ha una ricotta freschissima, molto gradevole nel complesso.
Lo Scugnizzo (salsiccia e friarielli) merita un plauso: la salsiccia è campana e inaspettatamente i friarielli sono friarielli sul serio (giurin giurella, li abbiamo analizzati attentamente!) e non cime di rapa "ammacchiate" (traduzione: spacciate per quel che non sono).
Della Margherita (il vero banco di prova) ho già parlato circa il finto fiordilatte: ma vivaddio, per il resto era buona e soprattutto corredata di basilico d'ordinanza. Senza basilico, ma che Margherita è?
Abbiamo anche ordinato due dolci: una babà alla nutella e una fetta di pastiera. Il babà era molto buono, bagnato appena prima di servirlo, ma la nutella o non era Nutella (aridaglie co'ste macchie) o non era nature. Forse mescolata a crema? Bho.
La pastiera... eh. Ve l'ho detto, sono pignola. La pastiera probabilmente incontrerà il gusto di molti, ma mi ha deluso parecchio: nella crema di ricotta è stata aggiunta la crema pasticcera (sacrilegio!) e, peggio ancora, il grano è stato frullato. Ora, il grano frullato nella pastiera è un peccato capitale, che mette tutto in secondo piano, perfino che la frolla sembrasse fatta col burro e non con la tradizionale sugna (=strutto).
La pastiera è un dolce della tradizione pasquale altamente simbolico: c'è la ricotta di pecora, ci sono le uova, c'è il grano. Ammettendo che ormai, proprio in virtù del suo sapore sublime, la si trova in pasticceria tutto l'anno, se mi frulli il grano e mi tagli la ricotta con la crema pasticcera, hai distrutto la pastiera. Hai fatto un altro dolce, buono, per carità, ma non è una pastiera.
Ecco, adesso che ho dato sfoggio di tutta la mia rompineria possiamo tornare alla recensione.
Il prezzo è buono: appena appena più alto della media, moooooolto più alto di una pizzeria a Napoli (ma questo non fa testo), ma più che giustificato dal fatto che i friarielli sono autentici e la preparazione della pasta da pizza evidentemente curata. In tre con le pizze di cui sopra, due birre medie, un'acqua, due dolci e due caffè (buoni) abbiamo speso 45 euro, 15 euro a testa.
Ora, tenendo conto di tutto il papiello che ho finora scritto, assegno 4 cappelli al Pepperoncino. Non 5 per via del non-fiordilatte (come si fa, se si curano gli ingredienti tanto da avere i friarielli in stagione appena iniziata, a cascare sul fiordilatte?) e perchè c'è ancora un buon margine di miglioramento sulla pasta; ma è un 4 speranzoso.
Dei dolci mi sento di non tenere gran conto, perchè per quanto per me sia grave la mancanza sulla pastiera, qui non si parla di una pasticceria napoletana ma di una pizzeria, e in qualità di pizzeria sono certa che a Modena non ce ne sia una migliore.
Consigliatissimo!!
[GROG]
23/10/2008
Ciao erba, è un piacere leggerti.