La Bon(issim)a era una nobildonna che in occasione di una delle tante carestie che colpivano la Mutina del '200 prestò il proprio aiuto alle famiglie più indigenti dela città: in segno di perenne riconoscimento in suo onore fu eretta tra via Castellaro e Piazza Grande una statuetta, spesso trascurata dagli occhi dei meno attenti ma celebrata nostalgicamente dai racconti popolari dei nostri vecchietti.
E l'immagine della statuetta tanto cara ai Modenesi la potete trovare affissa al muro anche nell'osteria gestita dai simpaticissimi fratelli Simone ed Emanuele: locale intimo e tradizionale in cui un mirabile pianoforte inglese a muro ribadisce il gusto autentico di uno dei pochi locali del Centro che il tempo non ha mutato.
Siamo in due, il sottoscritto e la signorina Zacapa (vedi recensione dell'osteria Peter's). Arriviamo sul presto in una serata che promette pioggia. Optiamo quindi per cenare all'interno anche dietro consiglio del buon Lele: decisione davvero avveduta ripensando alla trebisonda scatenatasi dopo pochi minuti dal nostro arrivo.
Buffet misto per due, in cui campeggiano diverse specialità a base di funghi, e due deliziosi primi (tagliatelle agli asparagi su letto di culatello e garganelli alla "Bonissima") rigorosamente preparati con pasta fresca fatta in casa. Il tutto innaffiato da un eccellente Sangiovese tenuta "Pandolfa".
Non sazi ordiniamo anche una grigliata per due, quando all'improvviso viene a mancare la luce in tutto il quartiere a causa della bufera che nel frattempo si stava scatenando all'esterno: tuttavia, proprio in una situazione che avrebbe mandato in crisi qualsiasi altro ristoratore si è rivelata la forza e la bontà del servizio della "Bonissima". Come prevedibile per mezz'ora abbiamo atteso invano la nostra carne ma abbiamo potuto godere di un'atmosfera magicamente antica creata da una serie di candele accese per il locale dai gestori che in più di un'occasione non hanno mancato di esprimere il loro imbarazzo e una premura per il cliente raramente riscontrati altrove.
A lume di candela dirottiamo la scelta sul dolce casareccio(una sbrisolona e una crostata di amarene), decidendo di tornare a mangiare la carne un'altra volta che di certo non tarderà.
Chiuduamo con caffè e bis di un eccellente liquore al finocchietto. Mentre paghiamo torna la luce e a malincuore sborsiamo 45 euro in due: non per l'esosità del conto (tutt'altro, vista le pantagrueliche porzioni dei due antipasti, dei due primi e dei due dolci), quanto per l'ambiente autentico che lasciamo, fatto di sapori genuini e di una cordialità degna della "Bonissima".
Consigliatissimo!!
[gi]
31/05/2008