Il borgo antico di Castelvetro è davvero molto bello, e la passeggiata che dal parcheggio porta al ristorante già predispone all'idea di un'esperienza positiva. Il contesto urbano per me conta molto, perché crea un clima particolare, e stati d'animo alla ricerca di emozioni suscitate da nuove scoperte gastronomiche. Bello anche l'edificio antico della rocca, dove ha sede il ristorante con il relativo hotel.
Non avevamo prenotato (a seguito di una singolare vicissitudine sorta con un altro ristorante o presunto tale di Castevetro… ma ne parlerò altrove sul sito) ed eravamo in quattro, ma il giovane e gentile ragazzo che ci accoglie ci allevia dalle preoccupazioni dicendo che non vi sono problemi.
Decidiamo di restare nella saletta collocata al livello della strada, ma scendendo per andare in bagno abbiamo modo di osservare anche l'altra saletta, e la struttura interna ben finita e di suggestivo aspetto medioevale. I bagni sono belli, ben tenuti, e tutto l'arredo del locale è elegante e abbastanza ricercato. La tavola è ben apparecchiata, tutto molto bello, e lo stato d'animo ben predisposto: tutto è pronto per l'atteso viaggio nel mondo dei sapori.
Il menù viene portato dopo un po', e appare davvero molto invitante, ma giunge il nostro gentile cameriere a consigliarci una scelta più circoscritta. Apprezziamo il gesto: in questi casi il ristorante dimostra di tenere alla preparazione di pietanze basate su ingredienti disponibili di qualità.
La mia attenzione viene attratta dai Tortelli di patate con guanciale stagionato e spuma di rosmarino, citati dal cameriere e già riportati con entusiasmo in altre recensioni, mentre sui secondi non riesco a mettere a fuoco bene la situazione.
In effetti il ragazzo si allontana prima che l'insieme delle nostre scelte, già accennate, possa concretizzarsi in un riepilogo per la memoria. Ci rendiamo conto che l'ordinazione ancora non è iniziata, e che quelle del cameriere erano solo indicazioni di massima… nessun problema. Dopo un po' arriva un ragazzo ancora più giovane, con un taccuino, e finalmente si parte!
Mi espongo subito: Tortelli di patate con guanciale stagionato e spuma di rosmarino poco prima suggerite dal cameriere. Ding! Esordio sbagliato , il ragazzo (che comprendiamo essere lo chef solo a fine pasto, e dietro mia domanda al cameriere) mi informa che la spuma di rosmarino non c'è. Resto sorpreso e spontaneamente faccio presente che eravamo appena stati indirizzati, dall'altro ragazzo, anche verso questo piatto.
Naturalmente se avessi saputo che era lo chef in persona nemmeno avrei pensato di approfondire. La reazione, a mio avviso non del tutto professionale, è stata quella di ribadire l'assenza di spuma di rosmarino, con un lieve sorriso indisposto, senza altre spiegazioni, e la risposta? “Se vuole glieli preparo senza spuma di rosmarino”
Ding! Risposta sbagliata! Io ero solo sorpreso, e ancor più ora a sentirmi proporre come alternativa ragionevole una cosa ben diversa. Chiedevo solo se ne era certo visto che, non essendosi presentato, per noi era solo un altro cameriere in contraddizione con il primo.
Bene, decido di sorvolare, anche se per il restante tempo legato al completamento dell'ordinazione mi convinco sempre di più dell'ineguatezza del suo modo di porsi. Pazienza, di solito sono molto tollerante, ed è possibile che io abbia travisato, individuando nel suo atteggiamento una certa affettata sufficienza (e mi sentivo un po' rasta con accento campano).
Ordino così passatelli asciutti al ragù d'anatra.
Passiamo ai secondi: finalmente è il momento del filetto di manzo alla moda di Roberto Rossi, protagonista di tante recensioni. Consapevole della mia allergia al pepe chiedo di spiegarmi la preparazione, ed in effetti il pepe compare, seppure nell'ultima fase della cottura… chiedo se è possibile farne senza, e mi viene risposto che posso scartarlo io dalla carne.
Ding! Risposta sbagliatissima. A parte tutto quello che uno può pensare di male di una simile affermazione in termini di disponibilità verso il cliente, e di rischio per me: se lo chef (sempre in incognito) tiene tanto alla integrità delle proprie creazioni, come mai invece la spuma di rosmarino, ben più caratterizzante, si poteva “sacrificare”?
La presenza dello chef al tavolo è sempre cosa molto gradita perché, di solito, i problemi di salute o allergie possono trovare rimedio… La soluzione proposta in alternativa è stata straccetti di filetto all'aceto balsamico… Almeno mi illudevo fosse così. Viene gentilmente chiesta la cottura: media per me e completa per mia moglie. Contorno? Crocchette di patate, servite in tutt'uno con il secondo.
I passatelli asciutti, con ragù d'anatra, serviti con un bel piatto coperto per preservarne gli aromi, mi è piaciuto, e trovo anche bella l'idea di servire in asciutto i passatelli, che non vengono affatto diminuiti ma piuttosto esaltati: raccolgono bene il condimento, sposando i sapori senza perdere le proprie gradevoli caratteristiche organolettiche.
Stiamo forse risalendo la china della professionalità? Un bel piatto, che finalmente coniuga l'apparenza con la sostanza, mi suggerisce che è così. Attendo con rinnovate aspettative il secondo. Questa volta il piatto è scoperto e gli straccetti in bella vista… si fa per dire, naturalmente, perché c'era davvero poco da vedere: cinque piccoli pezzetti di carne, tondeggianti e sottili.
E la cottura? Cento misure un taglio solo! Identica per entrambe le portate, e in fondo fa bene il cameriere a non chiedere chi dei due avesse chiesto la cottura media (no comment). A discolpa dello chef, o se preferite ad aggravante della sua richiesta di precisare il tipo di cottura, i pezzi di carne, oltre che appena accennati, erano così sottili che non era facile adoprarsi per una cottura diversificata. Buone invece le crocchette e il pane.
Per il bere ho scelto un buon lambrusco grasparossa “Pederzana”, ed anche in questo caso non è andato tutto come ci si aspetterebbe da un servizio che tenta di essere di buon livello: la bottiglia è arrivata al tavolo già aperta (stappata in un tavolo distante), prima che l'etichetta venisse mostrata per dar modo al cliente di confermare l'ordine. In una pizzeria/trattoria forse non l'avrei notato, ma in un ambiente così curato ci si attende anche un servizio curato.
In effetti si trattava di un lambruso semisecco, che io di solito non gradisco. Non ricordo che fosse specificato nella carta dei vini (ma non è questo che conta), e si trattava della mia prima esperienza con un Pederzana, che forse lo fa solo così (anche se in rete ho trovato un'etichetta Pederzana Grasparossa senza scritta : semisecco), anche per questo è sempre di buon gusto mostrare prima la bottiglia, come mi è capitato tante volte.
Il cameriere dopo averla aperta, tra l'altro, ha avvertito che era ad una temperatura troppo bassa… chiedendo se andava bene: anche qui idee poco chiare. Già dimenticato il dolce, a base di torta barozzi e crema di mascarpone: 35 euro a testa il conto finale, con tre caffè.
Giudizio complessivo non soddisfacente, con un servizio inadeguato e portate discutibili, che ancor più stridono con le “ambizioni” esteriori del ristorante. Con altre pietanze forse saremmo stati più fortunati, e non è mia intenzione di certo confutare chi mi ha preceduto ed è rimasto contento.
Il mio voto finale si riferisce alla mia esperienza di un singolo pasto. Come sempre non pretendo di esprimere un giudizio definitivo sul locale, che ha senza dubbio delle potenzialità e al quale spero che le critiche siano di stimolo.
Poteva andare meglio..
[gi]
23/01/2008