Le previsioni del tempo prevedono sole e caldo, senza tregua. Non pensavo che venendo al nord avrei sofferto il caldo, che solitamente attendo con ansia nei mesi invernali. Ma al freddo di Gennaio e Febbraio non fa più seguito la brezza estiva del golfo di Salerno, ma l’afa padana, e così occorre ricredersi: anche il caldo non è sempre uguale a se stesso, ed anche io lo soffro.
Ma non vi è solo il tempo del sole e della neve, ma anche quello che ci sfugge come acqua tra le dita, il tempo dei giorni che devono ancora trascorrere, delle attese apparentemente infinite, delle vacanze lunghe finalmente arrivate ma che comunque terminano. Giorni che diventano mesi e poi anni, senza che la sorpresa per il rapido ed inesorabile passare diminuisca.
A noi piace programmare i momenti di spensieratezza, appuntamenti che arredano di colorate finestre sul futuro un presente troppo spesso in bianco e nero. L’amica Mara, che ci aveva invitato a cena, ci avverte che non è riuscita a trovare un misterioso quanto indispensabile ingrediente. La rassicuriamo e rimandiamo alla settimana dopo: stasera si va tutti e tre insieme fuori per la cena.
Cerchiamo così su GustaModena qualcosa che ci ispiri una risposta allo stesso tempo climatica ed esistenziale, due obiettivi ben presenti nelle nostre menti, che ci proponiamo di raggiungere per il breve sollievo di una sera.
Durante un incontro di lavoro in collina mi avevano parlato di una caratteristica frazione di Serramazzoni, che avevo visitato e trovato davvero molto carina. Faeto è a pochi chilometri dal centro, si raggiunge al termine di una ripida ma agevole stradina, che si arrampica tra verdi prati dal pendio dolce, sino ad arrivare a circa 900 mt. di altitudine.
Abbiamo letto bene di questo ristorante: avendo bisogno di conforto preferiamo ridurre i margini di una possibile delusione. Il paesino ispira pace e serenità, con antiche case di sasso ristrutturate con gusto nel rispetto per la tradizione, e un’ampia veduta sulla valle sottostante, con lo sguardo che incontra querce secolari e castagneti.
C’è ancora luce quando lasciamo l’auto nell’ampio parcheggio del ristorante. L’aria è frizzante e all’invitante terrazzo esterno coperto preferiamo la sala interna, che ha comunque ampie vetrate aperte. Il televisore è acceso sulle olimpiadi, ed il gestore del locale abbassa cortesemente il volume, dopo averci chiesto la nostra preferenza in merito.
Il servizio è attento e premuroso, il gestore si sofferma con noi volentieri a scambiare qualche parola, sempre gentile e mai invadente. Io e Mara ordiniamo un bis di ravioli, con ripieno di borragine, e tortelloni ricotta e spinaci al burro e salvia.
Entrambi molto buoni: gusto originale e deciso per i ravioli, delicata e ben presente la ricotta dei tortelloni. Mira preferisce i ravioli di zucca, che io e Mara assaggiamo anche approfittando delle porzioni generose. Trovo davvero centrato l’equilibrio tra dolce e salato, buonissimi anche questi!!
Il secondo è obbligato: sgranelli ai ferri! Buonissimi e teneri pezzettoni di carne di maiale, perfettamente grigliati, appositamente preparati per me senza spezie. Il gestore gentilmente mi sconsiglia le patate al forno, che vengono fatte riposare e rosolare con un trito di erbette con una nota di pepe. Mi accontento di cipolline all’aceto balsamico, anch’esse molto buone.
Mara opera la mia stessa scelta, ma opta per la patate, mentre Mira ordina crescentine con formaggi. Prendiamo delle crescentine anche al posto del pane, e le troviamo buonissime. Terminiamo con un sorbetto dal fresco ed intenso gusto di limone, proprio come piace a me: poco contaminato!
Il gestore, sempre estremamente cortese e dai modi misuratamente informali, ci propone in omaggio un ottimo liquore laurino, preparato dalla mamma. Impariamo dalle sue parole la natura prettamente familiare della gestione del ristorante, e l’impegno e l’entusiasmo che anima questa loro esperienza.
Un eccellente lambrusco soffice e fruttato, il “Pjafoc”, delle cantine Virgili di Mantova, ci ha fatto ottima compagnia. Il nome nel dialetto dei Gonzaga significa “lucciola”, ed è proprio così che vediamo il panorama della valle mentre si ritorna a casa: un manto nero cosparso di mille piccole luci.
Per un interessante ed utile servizio del ristorante, portiamo con noi anche il vino non consumato, chiuso con apposito tappo a marchio “Il Faggeto”, che sigla anche una comoda confezione con manico: bravi!
Tre bottiglie d’acqua e due caffè per finire, con una spesa totale di 86,00 euro, arrotondati ad 85.00, per un ottimo rapporto qualità prezzo, che sommato al contesto e alla cortesia del gestore, giustificano ampiamente il viaggio da Soliera di circa quarantacinque minuti e i cinque cappelli.
Mara la rossa, amica di vecchia data di mia moglie, è rimasta contenta ed ha amabilmente animato la serata con le sue lentiggini.
Credo che per molti di noi le recensioni rappresentino, anche se in modo più o meno diverso, una sorta di diario, di percorso delle nostre esperienze e, di sicuro per quanto mi riguarda, di mappa delle emozioni.
E così il miracolo ancora una volta si è compiuto, e la scelta è stata proprio quella giusta: un fresco corroborante e gradevole ci ha accompagnato per tutta la serata, e il borgo solitario ed antico ha suggerito al tempo, non quello dei temporali, di guardarsi per qualche ora allo specchio, di spogliarsi del male, fermando il suo vorticoso e spesso insensato correre.
Il buon cibo, la squisita cortesia del nostro ospite, che ha sfidato la sorte per un progetto in cui crede, animato dalla passione che ignora la parola sacrificio, ha fatto il resto.
Torniamo così alla quotidianità ricaricati di fiducia e di ottimismo, con il pensiero sempre rivolto ad una giovane e cara amica, che soffre e combatte il male senza dimenticare la parola sorriso, e che speriamo presto torni a casa, presenza indispensabile della nostra famiglia.
Oggi la parola tempo ci ricorda un sole inesorabile che tutti i giorni raggiunge il suo apice, e ci riporta anche ad ore che sembrano non passare mai. Ma il sole che ci assedia è anche la vita che ci brucia dentro, a volte con rabbia a volte con entusiasmo, e gli attimi infiniti pure passano, e diventano giorni, mesi, anni, con dolori sopiti da nuovi appuntamenti che propongono una rinnovata felicità.
Questo sarà cara amica: questi giorni passeranno, e il dolore di oggi diventerà il faro che illuminerà la tua vita, come mai prima, di una gioia profonda e consapevole. Questo sarà, e il gelo che anche in Agosto ha imprigionato le nostre anime si scioglierà. L’amato Massimo Bubola ha scritto: “nessun dolore passa invano”, questo sarà.
E’ la notte di San Lorenzo. Mentre usciamo a guardare il cielo fermi davanti al ristorante, cerchiamo una conferma alle nostre preghiere, che arriva in pochi secondi sotto forma di due stelle cadenti, ed anche per questo non abbiamo dubbi: anche il cielo è con te.
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
14/08/2012
Nessun dolore passa invano, se c'è chi lo raccoglie e lo fa diventare luce. Come sta facendo la nostra giovane e coraggiosa amica.
Un abbraccio, come al solito una meravigliosa pagina di diario, di più, di vita.