Non essendo molto lontani da questa rinomata trattoria, peraltro recensita con ottimi voti in questo sito, decidiamo di andarvi per un pranzetto domenicale. A metà mattinata della domenica telefoniamo per prenotare, una voce un po’ cavernosa risponde all’altro capo del telefono, quasi sillabando, molto lentamente: Le-o-nel-li. Sicuramente la fretta non è una parola che rientra nel vocabolario delle gestrici del locale, ultraottantenni non a caso!
Dopo aver esposto le nostre esigenze, il solito passeggino al seguito… ci salutiamo con un arrivederci per la mezza. E puntuali come un orologio svizzero arriviamo alla trattoria, che stranamente è dotata di grossa insegna al neon, unico segno di modernità in un locale che è rimasto fermo ad una quarantina di anni fa. Anche le posate, spaiate fra di loro, e i vassoietti in acciaio non più lucidissimo devono averne viste di portate, di cacciatore e di costaiole! Come le nonnine, del resto.
Ci fanno accomodare alla sala a piano terra, in fondo, in modo da avere più spazio a disposizione. La sala è lunga e stretta, con i tavoli quasi tutti addossati ad un’unica parete, mentre sull’altra si apre la porta e vi è appoggiata una credenzina di servizio con oliere, grissini, piatti…Alle pareti, rivestite di un brutto perlinato in abete ma che non stona nello spirito del locale, fra le foto di eclissi di sole e un certificato della Camera di Commercio in merito al tortellino tipico di Modena che qui si può gustare, compare anche una stampata della pagina della Trattoria in Gustamodena!!! Non facciamo neanche in tempo a sederci e svestire i bimbi che arriva la cameriera per le ordinazioni e in un attimo eccoci in attesa di due piatti di tortelloni di ricotta e spinaci (uno al burro ed uno al ragù) ed un piatto di maccheroni al torchio al ragù. La bottiglia d’acqua ed un quartino di grasparossa arrivano subito, freschi di frigorifero entrambi. In tavola c’è già una ciotolina di lardo per riempire le crescentine e la formaggiera. Nell’attesa dei piatti ci viene a salutare un omone grande e grosso che fa i complimenti ai bimbi e a Luca Selfo, il più grande, promette un lecca lecca se farà il bravo. Dieci minuti neanche ed ecco i primi. Il piatto di maccheroni è in proporzione più abbondante dei tortelli, la pasta è bella al dente, il ragù saporito, non troppo unto, casalingo: il bimbo gradisce molto. I tortelloni hanno la pasta certamente tirata al mattarello, ruvida, imprecisa nello spessore (leggetelo come un complimento, cioè non uniforme, e chi fa ancora la pasta con la cannella, come me, sa cosa intendo!), il ripieno è molto delicato, alla prima impressione potrebbe sembrare insipido, ma poi a gustarli meglio si capisce che non è così, è un amalgama perfetto di ricotta dolcissima, spinaci in piccola quantità e parmigiano in dose non eccessiva, nessun ingrediente soverchia gli altri, e tutti insieme si fondono in un sapore perfettamente equilibrato, appena rinvigorito da una buona dose di salvia scaldata nel burro fuso. Penso che mio marito che li ha mangiati col ragù non abbia potuto accorgersi di tutti questi sapori, perché il ragù, lo stesso dei maccheroni, era bello saporito, quindi consiglierei di assaggiarli al burro.
Come secondo prendiamo gnocco e tigelle (stranamente pur essendo in collina le chiamano così, e non crescentine), con salumi e costaiole in umido, poi non richiesto arriva anche un vassoietto con una caciotta di mucca e due scaglie abbondanti di parmigiano.
Le costaiole sono divine, frutto di una lunga cottura nel latte, che poi la nonnina che è venuta a sparecchiare – leggermente curva ma in splendida forma, sorridente e loquace - mi ha confermato, e dell’unione con un pochino di salsiccia che ci è stata servita con le costine, rigorosamente di maiale. C’era anche un sacco di sughetto, ma per non affaticare troppo il nostro fegato abbiamo deciso di soprassedere dal fare una mega scarpetta, ma l’impulso c’è stato. I salumi proposti sono ciccioli montanari, salame di grossa pezzatura fatto con la carne di coscia di suino e prosciutto crudo di Parma; il prosciutto è sopra la media, veramente buono, il grasso bello bianco, morbido e profumato, nella giusta quantità: sicuramente nella scelta della materia prima non si cerca di risparmiare. Il lardo per le crescentine ha un giusto mix di rosmarino ed aglio, che si sentono bene entrambi. La caciotta sa molto di latte, è delicata, il parmigiano è un po’ più stagionato di un formaggio da pasto, io lo preferirei più stagionato ancora, ma la qualità è buona.
Il gnocco fritto è rotondo, di circa 15 cm di diametro, gonfio, per niente unto, uno dei migliori che si possano mangiare in zona; delusione invece per le tigelle, troppo secche, e sanno di pane, non di tigella. La quantità era giusta per saziarsi, alla fine sono rimaste un paio di tigelle, ma più volte è passata la ragazza a chiedere se andava tutto bene e se volevamo qualcos’altro. Non abbiamo chiesto dolci perché eravamo pieni, così abbiamo chiuso con 2 caffè e la solita schiuma per Selfo. Conto 45 euro, ben spesi, e quattro cappelli pieni meritatissimi, non do il quinto solo per la qualità delle tigelle che anche dall’insegna esterna, col gnocco, dovrebbero essere la loro specialità.
Consigliatissimo!!
[Lisus]
29/07/2011