Inizio delle sospirate vacanze pasquali, io e Mauro abbiamo in programma di andare a zonzo per la regione, essendo una bella giornata. La prima tappa è Salsomaggiore, ma per una serie di contrattempi arriviamo nel primo pomeriggio anziché in mattinata. Sfumato il pranzo, facciamo comunque una bella passeggiata. Il paesino è grazioso ma quasi vuoto e soprattutto l’ho trovato un po’ trascurato dall’ultima mia visita. Il tempo però è bello, c’è un sole tiepido ed è piacevole passeggiare nei giardini e lungo i negozi. Non sfugge alla nostra attenzione la pasticceria Tosi consigliatami da Silli che ringrazio: qui prendiamo una confezione di amaretti bella grande, una delle loro specialità, si riveleranno buonissimi!
Proseguiamo la giornata non nel vicino outlet di Fidenza (ho risparmiato questo sacrificio a Mauro, sono brava… anche perché io non sono patita di outlet e centri commerciali, come donna sono strana lo so!) ma a Reggio Emilia, dove c’è una mostra che ci interessa. Si tratta di De Chirico, l’ho trovata abbastanza completa e comunque molto bella e ben fatta, tanto che accanto a ogni dipinto c’è una spiegazione o un commento. La consiglio, termina il 1° maggio, chi è interessato si affretti, non rimarrà deluso.
Concludiamo in bellezza la giornata a tavola naturalmente. Mauro mi porta in un ristorante dove andava spesso con la sua vecchia compagnia, e dove mi aveva portato una volta anni fa, è in campagna ma facilmente visibile e raggiungibile, ha un comodo parcheggio ed è una semplice trattoria dove però, a sentire mio marito, si mangia (o si mangiava) molto bene. Tutti piatti che più tradizionali non si può!
Entriamo, siamo i primi, del resto è giovedì; nel corso della serata ci saranno solo altre due coppie, quindi l’atmosfera sarà molto tranquilla e il servizio ottimo.
L’interno è normalissimo, non rustico né elegante, come si può trovare in tanti altri ristoranti-trattorie-pizzerie. Il gestore ci porta i menù e ci elenca a voce i fuori menù. Lascia anche la carta dei vini, abbastanza corposa, ma dato che in due non riusciamo a bere una bottiglia, ordiniamo mezzo litro di vino della casa, un prosecco che purtroppo non risulterà particolarmente buono. Neanche pessimo, però, solo discreto.
Visto che siamo affamati non avendo mangiato quasi nulla a pranzo, ordiniamo a testa un primo e un secondo e a seguire il dolce. Da bere, oltre al vino, chiediamo una bottiglia di acqua frizzante.
I tempi di attesa sono giusti, le porzioni dei primi anche, mentre i secondi sono addirittura abbondanti.
Per mio marito, cappelletti in brodo (non sarà stagione ma gli piacciono molto): buono il brodo, pasta fatta in casa, saporito il ripieno; 10 €.
Per me, tris di cappellacci o per dirla alla modenese tortelloni: sono tre file di tortelli, una è agli spinaci, molto buoni, un’altra alla zucca, dolci ma gradevoli; l’ultima è di patate, questi mi sono piaciuti meno perché la pasta era troppo spessa e duretta. 10 €.
Il mio secondo consiste in tre frittellone di baccalà, non le ho mai mangiate e dopo averne sentito un gran parlare su GM mi è venuta la curiosità di assaggiarle. Le frittelle, oltre che enormi, sono veramente buone anche se non saranno mai uno dei miei piatti preferiti: panatura dorata e croccante ma leggera, senza traccia di unto; interno tenero e gustoso di baccalà in pezzi. Sono accompagnate da una deliziosa e dolcissima marmellata di cipolle di tropea, bella idea! 10 €.
Mio marito invece mangia ciò che desiderava da tempo, le rane fritte. Una bella porzione di rane piccole ma cicciotte, polpose e ben fritte, molto buone a detta sua, io non ho osato assaggiarle. 10 €.
Chiediamo anche un contorno da dividerci di patate al forno perché qui le patate sono solitamente fatte molto bene. Purtroppo questa volta sono poco mangiabili: a parte alcune, quasi tutte le patate, tagliate a grossi spicchi, risultano molto bruciacchiate, ahimè, una vera delusione! 3,5 €. Il gestore porta via il contorno quasi intonso e non ci chiede nulla, forse avrebbe dovuto rimediare in qualche modo, per esempio non facendocelo pagare o almeno scusandosi, e invece niente. Pazienza, un errore può capitare, sarà sfuggita la cottura.
Si rifanno coi dolci, tutti fatti in casa e veramente ottimi (4 € l’uno): per me tiramisù, abbondante, ricco di cioccolata e cremoso come piace a me; per Mauro zuppa inglese, veramente ben fatta e poco alcolica per fortuna. Insieme ai dolci ci offrono due bicchierini di passito, buono, bello il gesto.
Non prendiamo altro perché siamo veramente sazi e dobbiamo tornare a casa: conto totale di 62 euro.
Riepilogando: un buon locale, semplice ma con servizio efficiente e gentile, dove si mangia cucina tradizionale, i piatti fatti in casa sono a parer mio mediamente buoni.
Consigliato!
[carolingio]
28/04/2011