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La lavagna - Gustappunti

Marco's revenge

GROG
Scritto il 18/01/2010
da GROG
Marco's revenge

Marco apre gli occhi. Sente il vento che gli scompiglia i capelli. Un vento fresco, a delicate raffiche. E poi percepisce sulla fronte un lieve tepore. I raggi del sole lo raggiungono senza interruzioni.
Guarda davanti a sé e non vede nulla, solo il cielo blu. Nessuna nuvola, nessun uccello, nessun palazzo ad offuscargli la vista fino all'orizzonte.
Socchiude le palpebre e si gode il momento, questo momento. Guarda verso il basso e la vede. La folla. La folla che si è accalcata in via Muzzioli, in via Poletti, lungo il viale. Tutti col naso all'insù. Tutti a vedere cosa sta facendo quell'uomo sul parapetto del grattacielo. Tante formichine colorate che vanno di qua e di là, auto in miniatura con lucine blu lampeggianti. Che bello spettacolo, sembra di tornare bambini, giocare con le macchinine, i soldatini…..

Per un attimo vorrebbe allungare una mano per prenderli, poi si accorge che non può. Se si muove troppo cade. Si accorge di essere sul parapetto del grattacielo, nessuna protezione.
E comincia a pensare. A pensare come mai sia finito quassù….

E gli ritorna in mente l'estate appena trascorsa, un'estate strana, piena di emozioni, emozioni forti. Gli ritornano alla mente i volti, i volti di coloro con cui ha condiviso queste emozioni. E poi gli ritorna in mente lei, il suo volto, la sua pelle, il suo essere. E ricorda. Ricorda tutto quello che è successo. Ricorda che lui, ignaro, ha creduto di vivere un sogno, un sogno bellissimo, idilliaco. Ricorda le speranze, i timori, i sentimenti, i tremori, le notti in bianco. Ricorda come d'improvviso si era reso conto che stava sbagliando e come si era tirato indietro, come aveva cercato di non rovinare tutto, di salvare almeno qualcosa, di salvare almeno l'amicizia.

Amicizia, una parola forte. Una parola che significava molto per Marco, una parola nella quale aveva sempre creduto molto. Amicizia, bisogna meritarselo il titolo di “Amico”, e non è facile.

E poi quel giorno, quel maledetto giorno. Quel maledetto giorno in cui, per caso, si trovò dove non avrebbe mai voluto trovarsi. E là scoprì il tradimento. La vide e la ascoltò. Ascoltò i suoi discorsi. Ascoltò le sue risate. Ascoltò le sue risate su di lui….. E si sentì, sì tradito, ma anche preso in giro. Aveva deriso i suoi sentimenti più puri e più innocenti. Si era presa gioco di un suo momento di debolezza. E questo Marco non poteva sopportarlo.

Non poteva sopportare che lei infangasse il suo nome, e che lo facesse con quell'altro, quell'altro con cui aveva avuto da dire, per cosa poi Marco non ricordava….. ciò causò in lui non dolore, ma bruciore. Il dolore passa prima o poi, il bruciore resta. E così Marco, dentro di sé, aveva gridato “Vendetta”. Ma come vendicarsi di esseri così spregevoli, crudeli? Tempo, ci voleva tempo, la vendetta è un piatto che va servito freddo…

Marco, sul parapetto, ora ricorda. Ricorda che qualcuno è venuto vicino a lui e gli ha parlato, ricorda che ha cercato di convincerlo a tornare indietro. Ricorda che gli ha detto che avrebbe parlato solo con lei. Ed ora era lì che l'aspettava. L'aspettava perché voleva vederla per l'ultima volta. Voleva portarsi dentro il ricordo del suo bel viso. Voleva tenere a mente il suono della sua voce. Voleva strigere per un'ultima volta le sue mani….

Ed eccola, lei è arrivata. La sente avvicinarsi, il leggero ticchettio dei suoi tacchi, la lieve fragranza del suo profumo, quasi infernale. Sente la sua voce, la riconosce. � la stessa che lo ha stregato tanto tempo fa, ma non fa lo stesso effetto ora. Ora è quasi stridente, sembra che gratti contro le pareti della scatola cranica. Lei gli posa una mano sulla spalla, è un tocco delicato, un tocco che ustiona. Marco percepisce il fumo, l'odore di bruciato della sua pelle. Allora si volta e la guarda in viso, poco più in alto, e rivede i suoi occhi, occhi dallo sguardo diabolico. E decide. Ha ottenuto quello che voleva. Ora Marco allunga una mano.

Marco è sul tetto, in salvo. Si guarda intorno, è solo. Respira a pieni polmoni. Lassù, sul grattacielo. E pensare che soffre di vertigini, che ha paura di volare. Improvvisamente si sente felice, libero, leggero, vorrebbe spiccare il volo. Non percepisce più legami….. poi sente un tonfo e delle grida. Si volta. Lei non c'è. Si affaccia verso il baratro e scopre, laggiù, che i soldatini sono bersaglieri, che corrono da tutte le parti, che si disperano, che urlano. In mezzo, in mezzo a una pozza di sangue, intravede una figura. Una figura che ha lo stesso vestito che aveva lei……. Oh, mio Dio, Marco si ricorda. Ricorda che ha afferrato la sua mano, che lei era venuta per salvarlo. Ricorda che ha tirato, con forza, per issarsi sul tetto. Ricorda che l'ha vista un attimo al suo fianco, con gli occhi spalancati che lo fissavano. Lo fissavano terrorizzati. Terrorizzati perché avevano capito il suo gioco. Un gioco mortale ….. a parti invertite.

By GROG


“Deridere chi ti ama è come deridere se stessi.” (Roberto Roganti 1984)
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[pasticcino]
19/01/2010
accipicchia grog ci son rimasta male, adesso per compensare vorrei una bella storia allegra e a lieto fine...emoticon
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[Funghetta]
19/01/2010
CIAO PASTI!!!! Te la racconto io quella allegra.....primo round degli Australian Open...stamattina ore 5.15.....Federer rischia tantissimo contro Andreevemoticon...alla fine ce la caviamo e si passa al secondo turno....e la Chiara visse felice e contenta....:)
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[pasticcino]
19/01/2010
OPS....stavo giusto guardando su tg com la cellulite della sharapova...emoticonemoticonemoticon
grande federer...e grande funghetta
ciaoooooo