Per il ponte del primo maggio, io e mio marito seguiamo i consigli di un caro amico e scegliamo come meta i castelli e i borghi medievali di una parte di Romagna, non ancora da noi visitati. Lungo il viaggio, più lungo e faticoso del previsto causa traffico, ci fermiamo a mangiare a Forlimpopoli, a Casa Artusi. Naturalmente la scelta non è stata casuale, bensì dettata dalla voglia di Mauro di assaggiare le ricette che ogni tanto lui stesso prepara (lo ammetto, è un cuoco migliore di me!)
Arriviamo in paese in leggero ritardo (ma avevo telefonato per avvisare e la titolare mi ha tranquillizzata che non ci sarebbero stati problemi), parcheggiamo vicino all’ospedale e ci dirigiamo (sono pochi passi) nelle vie del centro. Ben presto avvistiamo il ristorante, ma chiamarlo così è riduttivo, è un enorme complesso che oltre al locale comprende la scuola di cucina, la biblioteca comunale Artusi (!), le cantine, la sala conferenza e uno spazioso cortile interno circondato da bei portici e colonne. Entriamo, mi aspettavo un locale antico e invece è arredato in modo moderno, tutto nei colori del bianco, del nero e del grigio scuro; molto belle le candele accese poste sullo scalone. L’atmosfera che si respira è elegante senza eccessi, tranquilla e rilassata, c’è perfino una dolce musica di sottofondo. Inoltre non vi è un unico salone, che creerebbe più rumore, ma tante sale di piccole dimensioni, dove sono posizionati i tavoli abbastanza distanti tra loro. I tavoli sono apparecchiati di tutto punto, con tanto di fiori freschi in vaso quadrato trasparente, e hanno comode sedie di pelle chiara. L’insieme mi piace, anche se di solito non prediligo l’arredamento minimal-chic moderno, non risulta freddo come a volte accade.
Io e Mauro ci accomodiamo a un tavolo quadrato abbastanza spazioso e subito un cameriere (se ne alterneranno due al nostro tavolo, oltre alla signora con cui ho parlato al telefono, tutti molto gentili e professionali, ma al tempo stesso non distaccati) ci porta i menù. Li leggiamo con attenzione, ci sono molte proposte di carne e di pesce, alcune molto particolari, altre più tradizionali, e alcune sono segnate col numero corrispondente alla ricetta dell’Artusi. Sono tutte invitanti, vorremmo provare tutto ma ovviamente non si può, però giusto per provare più cose non ci facciamo mancare nulla, dall’antipasto al dolce, e prendiamo piatti diversi in modo da dividerceli e assaggiare più sapori. Da bere, semplice acqua, ci aspetta ancora un po’ di strada da fare.
Prima del pranzo, ci viene portata un’entrée: zuppa di legumi ed orzo, gustosa e delicata ma l’avrei preferita leggermente più calda. A seguire arriva il cestino del pane, che contiene alcune piadine, belle morbide e calde, buonissime, e una sorta di stria, sottile e croccante, saporita.
Apriamo le danze con un antipasto di terra e uno di mare: per me, tortino ai funghi porcini su vellutata di parmigiano. Un piatto a mio avviso da dieci e lode! Il tortino è morbido e cremoso, veramente prelibato e ben fatto, il sapore dei funghi è intenso; buona anche la vellutata di parmigiano. L’avrei gustato tutto con gran piacere ma come dicevo, devo cederne metà al consorte. Mi rifaccio col “suo” antipasto, tanti calamaretti piccoli e delicati, impanati e fritti in modo eccelso e conditi con aceto balsamico molto buono.
A seguire, come primi assaggiamo cappelletti all’uso di Romagna in brodo di cappone (ricetta n.7) e lasagnetta ai crostacei in salsa di zafferano. Buonissimi i cappelletti, enormi e fatti in casa, ripieni di cappone e ricotta, portati in una zuppiera lasciata al tavolo, in modo da mangiarli poco per volta e mantenerli al caldo! Se devo fare un appunto è nel brodo, sento la presenza del dado oltre che del cappone, e risulta comunque meno saporito di un buon brodo modenese… Sarà l’usanza romagnola! Molto buona la lasagna, abbondante, ripiena di gamberi e sormontata da un gamberone. Un po’ troppa salsa di zafferano secondo me, a Mauro invece è piaciuto moltissimo proprio questo insolito accostamento.
Proseguiamo con i secondi, stavolta di terra tutti e due: filetto di maiale avvolto da pancetta, buonissimo e tenero, cotto alla perfezione e accompagnato da crema di funghi e da gustose patate al forno; scaloppine di vitella da latte con scaglie di parmigiano su letto di spinaci, una ricetta semplice ma ben riuscita e delicata.
Per quanto sazi, concludiamo col dessert, Mauro vuole assolutamente provare il latte brûlé, un’altra famosa ricetta dell’Artusi (n.692), una sorta di crem caramel ma più buono.
Io sarei tentata da varie delizie al cioccolato, ma alla fine opto per un dolce più fresco e leggero, raviolini all’arancia con zuppetta ai frutti di bosco e sorbetto al limone: in pratica, dei piccoli e delicati ravioli dolci ripieni di marmellata agli agrumi accostati a mirtilli e lamponi caldi, molto buoni, e a una pallina di delizioso gelato al limone.
Non prendiamo altro e paghiamo un conto di 70 € totali: molto buono secondo me visto che il pasto è stato completo per entrambi e che si è mangiato in un locale di fama internazionale, in un’atmosfera raffinata e con un ottimo servizio. Anzi, sinceramente mi sarei aspettata di spendere di più, ma confesso che si “accontentano” molto, basti pensare che l’acqua non ha nessun ricarico spropositato (costa il giusto, cioè solo 2€!) e lo stesso dicasi per il coperto bravi!
Imperdibile!!!
[joy]
03/05/2012