Pranzo di Ferragosto con i suoceri, ricorrenza che non amo particolarmente per via dei menù fissi, del servizio scadente e del gran traffico che si trova in giro. Ma tant’è, s’ha da fare, e allora cerchiamo almeno di trovare un posto dove ci si senta bene e si speri di mangiare altrettanto bene!
Proponiamo questa trattoria provata non molto tempo fa e già recensita, e che mi sento di recensire di nuovo visto che la tipologia di pranzo è cambiata, essendo oggi proposto il menù fisso.
In trattoria nonostante sia Ferragosto non mancano i vecchietti che si ritrovano lì per una partita, e il signor Franco, all’ingresso, è dotato di una sommaria piantina del locale redatta a mano con segnati i tavoli coi nomi di chi li ha prenotati per meglio dirigere il traffico e noi veniamo dirottati nella solita sala a piano terra (causa solito passeggino al seguito), ma la ristrettezza degli spazi ha portato che impiegassimo 5 minuti buoni per capire come disporci senza ingombrare del tutto il poco spazio a disposizione delle cameriere (oggi in numero di 2) e per evitare che i bambini, sudaticci, venissero investiti in pieno dalla corrente d’aria, a detta dei più piacevolissima, che proveniva da una porta che guarda in esterno tenuta aperta per rinfrescare l’ambiente.
Nella sala bar dove è l’ingresso era stato allestito un tavolino con un tristissimo buffet al quale veniamo subito invitati ad accedere: io fortunatamente con la scusa del dover dare la pappa al più piccolo mi faccio portare qualcosa al tavola, così mio suocero, disponibilissimo, porta un po’ di assaggi per tutti, servendosi del suo piatto perché il buffet era stato pensato: spiluccate in piedi accanto al tavolo!, e non c’erano piattini a disposizione su cui appoggiare gli assaggi. Tristi dicevo, tristissimi, e presentati mal disposti sul tavolo, senza alcuna cura particolare: pezzetti di melone, fettine di prosciutto crudo, cubetti di salame, foglie di insalata belga con dentro una cremina con formaggio tipo quark (leggasi Philadelphia) e qualche erbetta, taralli pugliesi, cracker che avevano perso ogni qualità di croccantezza con la solita cremina di formaggio, quadrettini simili a dei mini cracker con salsina che sapeva di acciuga.
Finalmente dopo poco inizia il valzer dei primi, indubbiamente la cosa più gradita del pranzo. Maccheroni verdi e gialli al torchio con ragù e funghi (buoni, al dente, con abbondanti funghi), crespelle al prosciutto cotto (molta besciamella, ben condite, buone), tortelloni ricotta e spinaci con burro e salvia (come sempre ottimi, seppur scarsi in condimento burroso). Tutto viene servito in enormi vassoi, nessuno dei quali viene vuotato, al punto che chiediamo alla cameriera di fare porzioni un po’ più piccole perchè dispiace veder tornare indietro tanto ben di Dio. Dopo poco arriva un’insalatiera con un po’ di insalata mista che nessuno assaggerà, tagliata molto fine non aveva un aspetto invitante, soprattutto se confrontata con le patate al forno (non eccezionali, sapevano molto di patata lessa)o le verdure cotte (cipolla al forno, pomodoro gratinato e zucchina alla griglia di media bontà) che vengono portate subito dopo. Ed ecco il gnocco, ahimè stavolta deludente, secco e in alcuni punti molto unto, come se non fosse stato cotto nell’olio super bollente. Poi però stranamente non arrivano i salumi, non so se per dimenticanza o perché così previsto nel menù (che nessuno conosceva in anticipo, visto che non era scritto da nessuna parte), così lo mangiamo al posto del pane, ed idem le tigelle, che non vengono accompagnate da lardo, salumi, formaggi come è loro solito. Le tigelle oggi le ho trovate migliori rispetto all’ultima volta in cui mangiai qui, anche se non sono proprio quelle tipiche montanare un po’ alte, ma erano buone. Ad una velocità supersonica viene appoggiato sul tavolo il vassoio con arrosto di maiale al latte (buono e tenerissimo) e petto di volatile al forno (direi pollo ma potrebbe essere anche faraona, saporito ma carne tigliosa). Una nonnina poi gira con i vassoi degli umidi, da noi passa con lo stracotto (aveva un bel sughino scuro, cotto con del vino, si sentiva il chiodo di garofano, però non era morbidissimo, avrebbe potuto cuocere di più), mentre veniamo dimenticati della cacciatora che sfila nei tavoli accanto e non al nostro ma ormai eravamo così pieni che nessuno ne ha sentito la mancanza e ha avuto voglia di richiamare la signora per farsi servire.
Veloci sparecchiano e portano delle coppette in vetro con una gradita macedonia fatta in casa con cucchiaiata di gelato alla crema in cima. Seguono a ruota per chi li gradisce i dolci (solo io mi lascio tentare da una zuppa inglese con budino che prevale in quantità sulla crema gialla e savoiardo molto imbibito nell’alchermes, troppo, non tanto per il gusto liquoroso, quanto perché ammorbidisce troppo le creme rendendole di consistenza simile allo squacquerone. Nel complesso comunque, al gusto, rimane una buona zuppa inglese).Chiude il pranzo il caffè, nessuno vuole i liquori ma vengono offerti.
Prezzo 25 euro gli adulti e 10 euro il bambino. Oggi solo 3 cappelli, soprattutto per il servizio che ha lasciato a desiderare e l’antipasto che da solo toglie un cappello.
La visita al bagno inizia già dalla scala in mattone tinto rosso, come andava una volta, e alla prima rampa non si può non notare il muro, certamente antico e di grande spessore, irregolare e che pende verso l’interno: scommetto che sono stati molti gli avventori che hanno calcato queste scale che hanno avuto, guardandolo, la consapevolezza di aver alzato un po’ troppo il gomito, perché l’idea che se ne ha è quella di un lieve capogiro. Il bagno vero e proprio è quello domestico d’altri tempi, la doccia con pedanina in gomma verde sul piatto, pensile in plastica con specchietti e ripiani pieni di confezioni, vuote, di profumi da uomo. Comunque pulito e funzionale.
Consigliato!