PARTE PRIMA
"Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!"
Piove governo ladro!
Piove.
Piove su di una giornata che non lascia nulla di buono se non fosse per quell'oasi che mi si aprirà davanti verso la mezza, quando con il caro Magnassa andremo a consolarci attorno ad un tavolo imbandito.
Ore dodici e trenta e partiamo per la missione "Sbugiardino" verso quel della Cavazzona.
Obbiettivo della missione è verificare le strabilianti epopee gastronomiche narrate su queste pagine attorno alla cucina del Parol.
Entrambi gli agenti di questa missione sono vogliosi e pronti a questa esperienza mistica sia nella sostanza che nella qualità.
All'improvviso, sulla strada di Castelfranco, un messaggio di Kava: "Sono anchio dei vostri! Tra poco sarò lì, speriamo di trovare il locale subito."
Perfetto, un'altro agente qualificato è stato arruolato.
Bella combriccola.
Arrivati alla Cavazzona tra chiacchere motoristiche, facciamo avanti indietro due/tre volte.
"Ma dove cavolo è sto Parol!
C'è il ristorante da camionari Da Emma, c'è la Cavazzona, ma del Parol neanche l'ombra!"
Alla fine scopriamo che il ristorante è Al Parol da Emma, quello direttamente sulla via Emilia.
Ok, a me piacciono le trattorie spartane dove si mangia bene, si spende poco e si respira un'atmosfera semplice.
Kava esce dalla Kavamobile e con quell'aria un pò così, quell'espressione un pò così mi fà:
"Ah, ma non sapevo che era questo!"
Proviamo.
Continua a piovere.
Sala grande, arredamento con generosissime dosi di fòrmica anni settanta, semplice e familiare.
E' quasi l'una ormai, ma sono presenti solo meno di una decina di coppie di mani forti e screpolate, da lavoratori veri.
"Siamo in tre."
"Sedetevi là"
Allora... là, in questo genere di posti prende la valenza di "dove ti pare", e a me piace tanto!
Infatti "là" ci sono solo tavoli da due vicinivicini e così ci arrangiamo, uniamo due tavoli facendo un casino dell'ostia e tutto è a posto.
Sui tavoli fanno bella mostra di sè bottiglie di "Aceto di Niente" e di "Olio di margherite".
Li consiglio entrambi a Coste
A me sti posti piacciono.
Ci sediamo, chiacchieriamo fittofritto, leggiamo il menu ma nessuno ci considera.
Dopo un lasso di tempo leggermente esagerato, la cuoca (?) ci prende le ordinazioni.
Optiamo per un tris che poi diventa un bis di primi:
Tagliatelle al ragu di bisonte e tortelloni di ricotta e menalsòcosa con radicchio pancetta e aceto balsamico.
Da bere una di acqua ed una caraffa di sangiovese che legava la lingua, le mani ed anche le scarpe!
Carina la scenetta con il boss che ci mostra con professionalità due boccie di vino che, un'incrocio selvaggio di sguardi cataloga come "no grazie!"
Spettegoliamo come alcune megere con i bìgodi, sotto il casco della "Iole parrucchiera a domicilio" ma non possiamo fare a meno di notare che sono passati almeno venti minuti e del bis ancora nulla. BOH!
Finalmente arrivano i tre piatti (non vassoi) dove si presentano separati come le acque di Mosè, una manciata di tagliatelle belle a vedersi e tre tortelloni belli a vedersi.
Mi avvento sui tortelloni e la bocca mi si riempie di quella bella acidità invadente tipica dell'"Aceto Balsamico Tradizionale di Bitonto"!
Tremendo!
Ma cazzarola dico io!
Fai un piatto di tortelloni dignitoso, non speciale ma dignitoso, perchè lo devi uccidere soffocandolo con un'aceto pessimo?
Ho sentito il gusto del tortellone solo all'ultimo boccone, peccato.
I commenti dei miei colleghi sono superflui, bastano le facce!
Le tagliatelle al bisonte che tanto ci avevano incuriosito non sono male, spesse e ruvide.
Il ragu è saporitissimo e sicuramente troppo salato.
Insomma, si mangiano ma niente di eccezionale.
La lingua ora, fatica non poco a schioccare sul palato a causa del vino e del sale del ragu.
Che non sia la legge del contrappasso di noi golosi?
Finiamo i nostri piatti delusi nelle aspettative e con poca voglia di proseguire il pasto, ma nelle nostre teste si fà largo un'idea meravigliosa alla Cesare Ragazzi.
FACCIAMOLO
Ci alziamo sorridenti e paghiamo il conto alla cassa di trentasei euro (un piatto di due primi a dieci euro non mi sembra così a buon mercato) per tre bis, una caraffa di sangiovese, una bott di acqua ed usciamo nella pioggia della Via Emilia con una speranza nello stomaco!
"Lo duca e io per quel cammino ascoso,
intrammo a ritornar nel chiaro mondo
e sanza cura aver d'alcun riposo.
Salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch'i' vidi de le cose belle
che porta 'l ciel, per un pertugio tondo.
E quindi uscimmo a riveder le stelle."
CONTINUA.........
Adìo Zèmian.
Poteva andare meglio..
[candy]
06/03/2009
Mi spiace , sia per te, che per Kava, che per magnassa.
Mi fido molto del vostro giudizio, e sarei stata sinceramente contenta che la vostra prova andasse bene.
:(