RIFLESSIONI IN ATTESA DELLA PIZZA
Chissà se Giotto, quando ha disegnato il suo cerchio perfetto, ha pensato al disco incandescente del sole d'estate o ai suoi cinque anni di permanenza a Napoli. Lo so che questa mia affermazione potrà sembrarvi enigmatica.
Intanto quella del cerchio di Giotto potrebbe essere solo leggenda, e se così non fosse, l'episodio andrebbe collocato nella prima gioventù dell'artista, ben prima di essere invitato a corte da Roberto d'Angiò, Re di Napoli, titolare di Gerusalemme, duca di Calabria e Conte di Provenza e Forcalquier e Supremo Custode della Cappelletta del Duca (per quest'ultima preziosa informazione ringrazio l'amico GROG che ha telefonato a Viller, ultracentenario di Medolla esperto di storia delle strade basse .
E poi: perché Napoli? Perché io sono certo, che se proprio leggenda non è, e se proprio non fu il sole, allora fu la forma della pizza ad ispirare (nella sua maturità ) il grande artista!
Nella lunga ed affascinante storia dell'alimento italiano più conosciuto nel mondo, molti hanno trovato sicuro conforto ed illuminazione, se non proprio nella sua forma, dalla sua bontà. Colorata e fumante, conquista in modo del tutto naturale il centro del convivio, e chissà quante storie potrebbe raccontare: dichiarazioni d'amore, riappacificazioni, allegre battute.
A questo punto, giustamente, potreste obiettare: come mai non citi le discussioni, i litigi? Ma è chiaro, no? La pizza unisce, rotonda come la tavola rotonda dei cavalieri di Artù, promuove la solidarietà, fa diventare fratelli! Certo, è così, perché la pizza ispira il dialogo, lo favorisce per una sua precisa peculiarità: si mangia con le mani!
Si può comunicare senza sottolineare con le mani le parole che, ispirate dalla pizza, attraversano l'anima e le menti dei commensali? Come possono due fidanzatini tenersi per mano e addentare uno spicchio se, compiti ed ingessati, devono brandire forchetta e coltello? Ecco, l'esempio dei fidanzatini non si addice completamente a questa recensione… perché al tavolo vi erano due affamati esemplari della terra italica: il saggio gi, Gran Visir di Gustamodena, e il sottoscritto!
L'AGGUATO
Di tal genere, se non tali appunto, erano i pensieri di g.falconline, e poco diversi i pensieri dell'altro pellegrino, mentre la pizza si andava avvicinando alla riva destra del tavolo (spero che il Manzoni non me ne voglia ).
Incontrare gi è sempre per me un piacere: arguto ed enciclopedico interlocutore, è il modenese che più di tutti mi dà filo da torcere sul senso profondo dei testi dialettali di Pino Daniele e sul significato antropologico-esistenziale delle battute di Massimo Troisi.
Insomma, un canarino a cui proporre la cittadinanza campana ad honorem. Eppure un piccolo neo, piccolo ma ingombrante, impedisce il definitivo pubblico riconoscimento del suo animo partenopeo: la cosiddetta pizza sottile!!
In molte recensioni si è esposto senza timore di ritorsioni su questo punto, ribadendo questa sua predilezione. E allora? Come estirpare questo neo? L'agguato scatta imprevisto ed imparabile, e riesco a fissare l'appuntamento per il pranzo alla Pizzeria Storchi, situata nel cuore dell'omonimo viale (si prega chi legge con scarsa attenzione di non cercare alla voce “omonimo” il viale in questione ).
MISSIONE COMPIUTA
L'ambiente è curato, accogliente, tavoli spaziosi e ben apparecchiati, che io preferirei però un po' più distanziati. L'accoglienza, così come il servizio, è come sempre professionale e gentile. Su un carrello, in bella vista, alcuni dolci invitanti della tradizione campana. Al momento dell'ordinazione il buon gi abbandona gli ultimi baluardi difensivi e si affida a me… La scelta ricade sulla margherita, gusto classico e “reale”.
Di solito, quando sono con mia moglie, ordino mezzo metro, che alla Pizzeria Storchi è davvero di proporzioni rispettabili, adatte alla mia fame e alla mia voglia di casa, ma anche perché amo il pomodoro che viene utilizzato per il mezzo metro: non la semplice passata, ma una preparazione più polposa, più densa e saporita.
Ordino così due margherite, ma chiedo che vengano condite con il pomodoro utilizzato per il mezzo metro. Osservo gi, e lo vedo tranquillo e fiducioso, ormai è alla mia mercè, anche se mi rendo conto che solo il suo giudizio, comprensivo di digestione finale, potrà testimoniare la riuscita del mio blitz. Le pizze che arrivano sono già al primo sguardo eccellenti: giusto rapporto tra mozzarella e pomodoro, che dona al tutto i classici colori bianco e rosso.
Il pomodoro è proprio quello da me ordinato: intenso, polposo, dolce e gustoso, e la mozzarella non invade il campo più del necessario. Finalmente un'immagine confortante, che sbaraglia il campo da quelle similpizze sbiadite, dove si celebra l'arroganza della mozzarella e il funerale del pomodoro che, appena appena distribuito sulla pasta rinsecchisce inesorabilmente, esalando l'ultimo respiro.
Il tondo fumante, dai profumi e dai colori impeccabili è finalmente davanti a noi. La pasta è con bordo soffice e rialzato, che testimonia una buona lievitatura e una giusta manipolazione, e il resto è proprio come a mio parere, confortato dalla tradizione e ispirato dalle caratteristiche stg, deve essere una buona pizza: né alta né sottile, ma giusta (tra 0,3 e 0,5 cm), con una consistenza morbida ma fragrante, che si arrende alla prima masticazione, senza fare resistenza (non gommosa e non tirona per intenderci).
Il gusto è davvero quello che speravo e che l'aspetto faceva presagire: ottimo! Mentre la assaporiamo il solito fiume di parole, come sempre capita ai nostri incontri: tante cose da dirci e mai abbastanza tempo. Trovo però il modo per chiedere, con fare artatamente distratto, se la pizza è di suo gradimento e ricevo il primo assenso alla mia scelta: che sodddddisfazzzzione!
Una birra media, un'acqua minerale e un caffè chiudono il quadro delle ordinazioni. Il conto finale, che trovo pienamente conveniente, è di venti euro totali, con uno sconto di venti centesimi alla cassa. E la digestione? Tutto ok dice il buon gi, alèèèèèèèèèèèèèèèèèèèè .
Ho spesso mangiato una buona pizza allo Storchi, ma così come ci sono a volte le giornate storte bisogna mettere in conto anche quelle magiche, e buona così non l'avevo mai mangiata! Forse il pizzaiolo, avendo avuto un presagio, aveva letto le recensioni di gi!
Imperdibile!!!
[GROG]
08/09/2008